SuMemArt, mostra fotografica di Luigi Bilancio al Museo Campano

“SuMemArt” è la Memoria dell’Arte, rappresentare l’arte nell’arte, le linee estetiche della danza immerse nella maestosità del monumenti antichi, al fine di creare maggiore consapevolezza e sensibilità verso il nostro patrimonio materiale e immateriale. Utilizzare la danza come messaggio colto e diretto al tempo stesso, raccontando, attraverso la costruzione di immagini composite, il territorio campano ricco di storia non sempre conosciuta dal grande pubblico. L’idea progettuale del fotografo Luigi Bilancio è sollecitare interesse e curiosità per la memoria dell’arte e della storia. A dialogare con uno dei più maestosi monumenti antichi sono i corpi dei danzatori del Teatro di San Carlo di Napoli, punto di riferimento internazionale per la danza e non solo, nell’intento di avvicinare, attraverso un linguaggio visivo moderno, i diversi pubblici, soprattutto le nuove generazioni, all’arte e alla nostra storia. L’anfiteatro Campano, secondo in ordine di grandezza solo al Colosseo, è uno dei luoghi archeologici più importanti della Campania e in questo luogo così affascinante il fotografo Luigi Bilancio ha coinvolto i danzatori del San Carlo Danilo Notaro, Tommaso Palladino e Sara Gison, fondendo in un unico spazio visioni artistiche che si compenetrano. “La scelta dell’anfiteatro Campano come primo protagonista di una serie scatti che vedranno il coinvolgimento di altri siti culturali della regione, rappresenta il frutto di un lavoro di promozione del patrimonio archeologico di Santa Maria Capua Vetere che investe vari settori della cultura e della società” conclude Ida Gennarelli, direttore del Museo Archeologico dell’Antica Capua.

Luigi Bilancio (Dance Photographer)

Appassionato dell’arte della fotografia,  ha iniziato a fotografare la danza per “necessità”,  o meglio per amore della moglie, oggi insegnante di danza,  che gli ha trasmesso la possibilità di affacciarsi a questo mondo. Nel 2014 elabora il suo primo progetto fotografico, Outre la Danse il bello è solo l’inizio del tremendo, nato dal desiderio di raccontare il ‘dietro le quinte’ della danza, evidenziandone il sacrificio, la passione, il dolore, la solitudine e, a volte, anche la ‘pazzia’, che ritrae la danzatrice in un manicomio abbandonato, come luogo in cui venivano lasciate morire dalla società persone malate, definite pazze semplicemente perché diverse. Nel 2016 con Cover Radicata al corpo come albero al terreno ha raccontato un altro aspetto della danza: la maschera, ovvero la sovrastruttura con la quale ci presentiamo, ci relazioniamo alle persone, che non sempre permette di mostrare noi stessi per quello che siamo. Nel 2018 è stata la volta di AQVA – L’istante infinito di un momento, in mostra da  marzo 2019 al Teatro San Carlo, che ritrae i danzatori del San Carlo in una sequenza di scatti che, attraverso gocce d’acqua, riproducono la dinamica della danza al di là della stasi di una immagine.

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